lunedì 13 dicembre 2010

Tomoli e maggese

Non si ricordano i giorni si ricordano gli attimi, scriveva Cesare Pavese. A me sempre più spesso capita di ricordare parole. Non interi discorsi, solo parole.
Riaffiorano a distanza di anni, come risvegliatesi dolcemente da un prolungato e quieto letargo. In questo spazio le chiamerò le parole della memoria.

Qualche giorno fa si sono palesate due parole collegate tra loro: maggese e tomolo.
Ricordo le corrispondenti versioni dialettali ricorrevano spesso nei discorsi degli adulti e di amici.
Prima ancora del significato ricordo il suono piacevole del termine maggese. In seguito ho imparato che anche i campi, così come gli uomini, hanno bisogno di riposare per riprendere vigore.

La rivelazione del mondo dei numeri e delle unità di misura non mi aiutò a fare luce sul valore esatto del tomolo. Era un concetto che sembrava risiedere nella fugacità di conversazioni di piazza piuttosto che tra le pagine dei libri.
Da una provincia all'altra spesso le unità di misura cambiavano.

Il tomolo non aveva infatti una misura equivalente in tutte le città. Dalle mie parti un ettaro equivale(va) a 2 tomoli e mezzo.

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